Tosse da inquinamento

tosse da inquinamento
Lo smog è un grosso pericolo per la salute dei bambini, ci dice da anni l’ OMS, ed è anche un grosso pericolo per gli asmatici e per chi soffre di cuore. Ora emerge da uno studio degli pneumologi dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna che è causa di tosse persistente anche in persone sane e non fumatrici. Insomma, la tosse da smog esi­ste ed è una patologia che si sta diffon­dendo a macchia d’olio arrivando a col­pire tre italiani su dieci, con una per­centuale più alta fra le donne.
Ad arrivare a queste conclusioni è sta­to lo staff del dottor Alessandro Zanasi, medico dell’ospedale bolognese e presi­dente dell”Associazione italiana per lo stu­dio della Tosse, che ha condotto uno stu­dio su ventimila lavoratori dell’industria dell’indotto bolognese che non erano a contatto con sostanze pericolose né era­no a rischio di patologie respiratorie.
«Dallo studio è emerso» spiega lo stes­so Zanasi «che il 25-30% di questi la­voratori lamentava, pur definendosi sano e non avendo patologie in atto, tosse per almeno due o tre mesi al­l’anno. E queste persone rappresenta­no solo la punta di un iceberg che ri­sponde con la tosse, quindi con un meccanismo di difesa, allo stimolo ir­ritante derivante da un aerosol di so­stanze inquinanti che dura 24 ore al giorno. Ci sono poi altri studi che di­mostrano come l’inquinamento atmo­sferico sia in grado di rendere improv­visamente manifeste situazioni asmatiche in soggetti che non hanno mai avuto alcun problema respiratorio. Ciò significa che se queste persone non vi­vessero in un ambiente urbano inqui­nato, probabilmente non manifeste­rebbero mai questa sintomatologia poi­ché mancherebbe lo stimolo in grado di attivare in loro la malattia». Zanasi ha condotto anche un altro stu­dio, una sorta di ricerca mirata che lui stesso definisce «solo una rilevazione manuale e non un calcolo epidemiologico vero e proprio», ma che comunque fornisce dati preoccupanti: «Nelle gior­nate in cui si rilevano picchi di polve­ri sottili Pm 10, si registra un accesso straordinario agli ambulatori di pa­zienti già in cura: le richieste possono aumentare anche di dieci volte, so­prattutto nel periodo che va da metà febbraio a metà marzo».
Soprattutto nelle grandi città e in Pianura Padana, i picchi di polveri sot­tili sono molto alti e molto frequenti durante l’anno. Basti pensare che Bologna, città dove Zanasi lavora, nel 2006 ha registrato ben oltre cento sforamenti; ciò significa che per un terzo dell’anno è stato abbondantemente su­perato il tetto massimo fissato dall’Unione europea di 50 microgram­mi di Pm 10 per metro cubo d’aria. In teoria gli sforamenti possibili sa­rebbero soltanto 35, eppure sono nu­merosissime le città italiane dove ogni anno questa soglia viene ampiamente superata. Ed è proprio a causa di que­sta cronica violazione delle norme eu­ropee, che per numerosi sindaci e am­ministratori toscani è stato chiesto il rinvio a giudizio nei mesi scorsi dalla Procura della Repubblica di Firenze, che aveva aperto un’inchiesta sulla si­tuazione drammatica dell’inquina­mento atmosferico.
«Insomma, si può dire che la tosse sia una sorta di campanello d’allarme, di cartina di tornasole del livello di in­quinamento che si registra in un de­terminato luogo» continua Zanasi. «Anche perché il nostro apparato re­spiratorio rappresenta la maggiore su­perficie di contatto del nostro organi­smo con l’ambiente esterno. Noi ab­biamo 130 metri lineari di superficie polmonare che filtrano ogni giorno dai lOmila ai 20mila litri di aria; se con­sideriamo che in una città industria­lizzata ogni metro cubo d’aria con-»%. tiene un grammo di sostanze nocive, il conto è presto fatto e la dice lunga su quelli che possono essere gli effetti dannosi dell’aria che respiriamo». Ma non ci sono soltanto le Pm 10 a mettere a repentaglio la nostra salute; ci sono nell’aria polveri inquinanti ben più piccole e ancora più insidiose. Per esempio le Pm 2,5 che ora in alcune città vengono misurate; ma occorre­rebbe misurare anche quelle di mino­ri dimensioni, capaci di provocare dan­ni ancora maggiori al nostro organi­smo. «Le Pm 10 si depositano princi­palmente a livello delle alte vie respi­ratorie e sono causa di forme flogisti-co-catarrali» dice ancora Zanasi. «Ma più la particella è piccola, più penetra all’interno dell’albero tracheo-bron-chiale arrivando in periferia. Le polve­ri sottili possono entrare in circolo nel sangue e causare anche patologie car­diovascolari. In un recente congresso europeo di pneumologia tenutosi in Danimarca è stato segnalato addirittura da un ricercatore inglese come le polveri sottili possano giungere a li­vello cerebrale».

Bambini e Pm10
Proprio di tutti questi aspetti e della cor­relazione tra tosse e inquinamento si è parlato l’8 e 9 febbraio a Bologna durante un convegno al Policlinico bolognese dal titolo «Allarme tosse» cheha visto la par­tecipazione di relatori da tutto il mondo; ha partecipato anche il dottar Stefano Montanari che, insieme alla moglie Morena Gatti, sta conducendo accurati studi sul nanoparticolato e sulle patologie correla­te. «Sto anche elaborando dati nuovi che saranno pronti a breve» aggiunge Zanasi «che attestano una situazione di gran­de allarme. Purtroppo non vedo la rea­le volontà di abbattere l’inquinamento e quindi si può solo pensare a preveni­re il più possibile le infezioni respira­torie, poiché sulle lesioni delle mucose si innesta negativamente l’azione del­l’aerosol inquinante cui siamo esposti tutti i giorni. Occorre anche cercare di evitare il riacutizzarsi di patologie croniche in chi ne soffre». Dalla European respiratory society arri­va anche la notizia che i bambini che soffrono frequentemente di tosse secca notturna e di rinite potrebbero esse­re esposti ad elevati livelli di anidride carbonica e polveri inalabili nelle aule scolastiche. L’ente di ricerca ha con­dotto uno studio su 500 bambini resi­denti in cinque Paesi europei ed è giun­to a questa conclusione. Per l’Italia, la ricerca si è svolta su bambini di Siena e di Udine con un’età media di 10 anni; le misurazioni degli inquinanti sono state svolte durante la stagione fredda quando il riscaldamento nelle aule era acceso. Dal 68 al 77% dei bambini è ri­sultato esposto a livelli elevati di Pm 10 e per quanto riguarda la polveri sottili, la media è più del doppio del limite massimo stabilito come rischioso. L’anidride carbonica misurata in aula supera il limite di quasi la metà nei campioni presi in esame. Lo studio è stato finanziato dalla direzione genera­le di sanità pubblica e protezione dei consumatori della Commissione euro­pea e coordinate dal professor Piersante Sestini dell’Università di Siena.

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